Sei un bambino di dieci anni. Hai finito la quinta elementare e stai per iniziare le scuole medie. Ti godi più che puoi questa estate con nuotate, partite di pallone e biciclettate. Stai percorrendo una strada sterrata fuori dal paese, passano pochissime auto e pedali tranquillo. Senti il cigolio di un perno male oliato, lo stridio del ghiaino e il fri-fri delle cicale. Le gambe si alternano nel premere sui pedali e ti sforzi di imitare la pedalata rotonda del divino Coppi. Il tuo maestro ti ha spiegato che le ruote poggiano sulla strada in un solo punto, che in quel punto c’è l’attrito, e che è l’attrito che le fa avanzare. E papà ti ha spiegato che l’equilibrio in biciletta è una continua caduta, che il corpo la impedisce portando il peso alternativamente di qua e di là da un punto, il punto di equilibrio. Solo il divino Maspes sa stare fermo su quel punto per tutto il tempo che vuole. Anche fra un fri e l’altro delle cicale c’è un punto, un istante di silenzio. E ti chiedi se un surplace sospenderebbe anche il frinire. Ci provi e rimedi una bella sbucciature a un ginocchio.
Sei un vecchio di ottantaquattro anni. Nel corso della tua vita hai visto tanti cambiamenti: le automobili hanno riempito ogni strada, le biciclette e i monopattini elettrici ogni marciapiede, l’elettronica ha portato l’intero mondo dentro le case. La tua testa è piena di parole nuove: nerd, upgradare, resilienza; e di sigle, DVD, RAM, PNRR. Non hai ancora trovato il tuo punto di equilibrio, ti sei procurato tante sbucciature, e si avvicina il momento di andare di là dal fiume e tra gli alberi.
Però hai ancora colpi di pedale da dare, disequilibri da correggere, frinire di cicale da ascoltare.
Un fri, un altro, un fri, un altro, un fri, un altro.
Racconto premiato con il secondo posto al Piccolo Concorso di Scrittura Creativa indetto da Letteraltura – Verbania – 2021