Io vi sento. Non come voi sentite i rumori, gli odori, i sapori, le cose che toccate, io non ho i vostri sensi. Le mie sensazioni vengono dalla gravità, io sento la vostra pressione su di me, e vi capisco attraverso i piedi. Quando la loro pressione si allenta, come se cercaste di staccarvi da terra, io so se vi ergete per orgoglio, per compiacenza o per curiosità. Se battono il suolo è impazienza, se scalciano è rabbia. Da come si avvicinano a quelli di un altro, io percepisco se tra i due c’è adorazione, compassione o desiderio.
Il vostro passo per me è un libro aperto. Quando è strascicato manifesta delusione; se va avanti e indietro angoscia; a casaccio confusione; saltellante è divertimento; leggero è felicità. Quando camminate lenti e misurati, “a pass de vaca”, tutto il vostro corpo funziona armonicamente, il cuore batte regolare, il respiro è lungo e profondo, il sangue scorre senza attrito, i muscoli lavorano ritmicamente. Il pensiero, quando sente il corpo che funziona, è sereno e limpido e si distende in onde leggere e lunghe che si frangono sulla battigia della coscienza, restituendovi il fanciullo che eravate una volta.
Quando il sentiero aggira uno sperone e vi spalanca di colpo la visione del lago da una balconata alta centinaia di metri, il passo si arresta da solo, e voi contemplate, oltre al verde e all’azzurro, le vostre potenzialità e i vostri limiti.
E la corsa? Una volta correvate per bisogno, per fuggire da un pericolo o per raggiungere una preda. E vi capivo. Adesso correte per sconfiggere le lancette di un orologio o il responso di una bilancia. E correte anche in montagna. In montagna! E questo non lo capisco.
Lo so, sono una vecchia brontolona, ma perdonatemi, ho quattro miliardi di anni e mezzo, voi solo centotrentamila. Io aspetto che voi cresciate. Non troppo in fretta, “a pass de vaca” va bene.
Con affetto
Vostra Madre Terra